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Dalla Consulta una sentenza storica, che sollecita una nuova legge



©Corte Costituzionale

La sentenza 206 della Corte Costituzionale è un grande passo avanti per il trasporto pubblico non di linea. E una nuova picconata alla legge 21/1992, che dovrebbe essere finalmente archiviata per promuovere una nuova legge quadro capace di affrontare i grandi cambiamenti che hanno trasformato la mobilità negli ultimi decenni: innovazioni tecnologiche, nuove sensibilità sociali e ambientali, e una maggiore attenzione ai diritti dei consumatori.

Tutto il contrario di quanto sta facendo il Ministro Salvini, che con decreti restrittivi penalizza migliaia di operatori e imprese NCC.


La Corte, ribadendo l’importanza delle regole sulla concorrenza e della trasparenza nei procedimenti di assegnazione delle autorizzazioni, ha riconosciuto la necessità di un approccio più moderno di quello della legge 21/1992.

La sentenza sottolinea che, per rispondere a specifiche esigenze territoriali, le Regioni possono introdurre un ulteriore livello di governance per il rilascio delle autorizzazioni NCC, purché ciò avvenga nel rispetto delle normative nazionali e senza pregiudicare la concorrenza. Questo è un messaggio chiaro: il sistema attuale, basato su una legge del 1992, non è più adeguato a garantire un equilibrio tra regole del mercato e necessità del settore.


Il Governo e il Parlamento non possono ignorare questa indicazione. È ora di dotare il settore di un quadro normativo capace di valorizzare le esigenze di mobilità dei cittadini, di sostenere l’innovazione e di tutelare il lavoro degli operatori NCC, senza lasciare spazio a politiche punitive e ideologiche. La libertà di circolazione e l’efficienza del trasporto non di linea devono essere priorità per chiunque voglia davvero promuovere una mobilità sostenibile e inclusiva.


Un’indicazione perentoria, quella della Consulta, che chiama il Governo e il Parlamento ad esercitare la propria funzione di indirizzo e regolazione di un settore che non può essere abbandonato alla furia distruttrice e ideologica del ministro Salvini. Il Ministro dei Trasporti dovrebbe tra l’altro applaudire ad una sentenza che esalta il ruolo delle Regioni, considerando la sua ossessione per il federalismo. Ma qualcosa ci suggerisce che non lo farà, preferendo proseguire nel tentativo di distruggere il noleggio con conducente”.


Andrea Romano

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