La tenacia con cui il ministro Salvini sta sabotando il trasporto pubblico non di linea è francamente incredibile. Negli aeroporti e nelle stazioni ferroviarie italiani e turisti devono attendere ore per trovare un’auto che li riporti a casa, nelle principali città italiane la domanda di trasporto pubblico non di linea è molto superiore ad un’offerta strozzata dalla carenza di licenze, la stampa internazionale racconta ogni giorno il caos taxi italiano. E Salvini cosa fa? Promuove una nuova legge sul traporto pubblico non di linea che finalmente aggiorni quella di oltre trent’anni fa? Incoraggia la concessione di nuove licenze, accogliendo la sentenza della Corte Costituzionale del luglio scorso? Niente di tutto questo.
Contrariamente al buon senso, ai bisogni di cittadini e turisti, alla necessità di tante aziende il ministro ha appena promulgato un decreto amministrativo che introduce - tra tante assurdità e complicazioni burocratiche tra cui il divieto sostanziale di lavorare fuori dal Comune (e chiunque abbia mai viaggiato con un NCC sa bene che i servizi si svolgono quasi sempre tra un Comune e un altro) o il divieto di lavorare per intermediari come gli alberghi e le agenzie di viaggi - l’obbligo per i soli NCC di un tempo minimo di attesa di 20 minuti tra un cliente e un altro. Un obbligo demenziale, che va nella direzione opposta a quanto accade in qualsiasi altro Paese europeo, che ripristina di fatto l’obbligo del rientro in rimessa già bocciato dalla Corte Costituzionale nel 2020, che metterà fuori mercato decine di migliaia di operatori e aziende NCC e che colpirà la libertà di movimento di cittadini, turisti e imprese.
Un vero atto di sabotaggio contro un settore vitale per i trasporti italiani, mosso solo dalla subalternità del ministro alla lobby dei tassisti e dalla incapacità di ascoltare sia le esigenze di cittadini e imprese che vogliono avere libertà di muoversi liberamente e le osservazioni di decine di migliaia di operatori e aziende NCC che lavorano con abnegazione rispettando le regole e pagando le tasse. Contro questo assurdo decreto amministrativo, varato all’insaputa del Parlamento e nel totale dispregio delle osservazioni dell’Autorità Antitrust e dell’Autorità dei Trasporti, la Federazione MuoverSì promuoverà già nei prossimi giorni un ricorso al Tar e si coordinerà con tutti gli operatori del settore per promuovere una vasta mobilitazione a tutela della libertà di movimento dei cittadini e degli interessi del settore.
Andrea Romano, presidente di MuoverSí Federazione NCC e Mobilità
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